Come avrei potuto restare in silenzio di fronte al tentativo che da anni è incorso da parte dell'amministrazione comunale e dall'associazione Veicoli Storici di rivalutare e promuovere la figura del barone Stefano La Motta.
Assisto con grande dispiacere al continuo tentativo di promuovere questo personaggio figlio della nobiltà nicosiana, di evidenziarne la sua attività di sportivo e contestualmente di evitare totalmente di dire una sola parola sul suo trascorso separatista, facendolo passare in sordina o ancora peggio se mai fosse possibile, di cancellarne i trascorsi di eversore e di mandante di tanti atti criminali, incluso quello che ha visto assassinare carabinieri, poliziotti , braccianti e contadini e tanti cittadini inermi.
Chi invoca l'attività di sportivo del La Motta, dimenticando volutamente il suo operato delinquenziale, finge di non sapere che dal 1943 al 1946, tutti gli atti più importanti che riguardano l'attività soprattutto clandestina dei separatisti, videro il barone sempre in prima fila, nel doppio tentativo di rendere indipendente la Sicilia e contemporaneamente reprimere anche con la violenza le lotte di contadini, braccianti e operai per una società più giusta, equa e solidale.
Basta dare una occhiata sul web, e potete tranquillamente rendervi conto,che nei documenti desecretati a partire da una quindicina di anni fa', e reperibili con estrema facilità, in tutti i passaggi più importanti dell'attività pubblica e clandestina dei separatisti siciliani, e mi riferisco all'attività del Movimento per l'indipendenza della Sicilia, all' attività confidenziale con l'armata alleata e con i servizi segreti britannici, ai suoi rapporti con l'EVIS e con il bandito Giuliano, avuti sia prima che dopo la strage di Portella della Ginestra, alla fondazione della Girs l'esercito che venne fondato dopo la morte del Professore Antonio Canepa, che permise ai più pericolosi mafiosi siciliani di entrare a fare parte organicamente della lotta insurrezionale, e mi riferisco a Calogero Vizzini, a Rosario Avila e a tanti altri……
Atti storici, documenti pubblici, commissioni parlamentari d'inchiesta, dimostrano tutto questo.
E la nostra cittadina che fa?
Invece di iniziare un percorso di analisi e valutazione seria e complessiva della figura del barone Stefano La Motta, organizza mostre, va in missione a deporre fiori sulla lapide, incoraggia e sostiene di intitolare una manifestazione di veicoli storici proprio a lui, il barone eversore della neonata repubblica democratica italiana e come se non bastasse tutto questo, ne patrocina l'evento e lo sostiene, in rappresentanza di tutti i cittadini.
A dimostrazione di essere disinteressati alla verità storica e che tutto viene mosso da un sentimentalismo ideologico, una condivisione probabilmente anche politica e soprattutto un tentativo veramente goffo e inconcludente di voler riscrivere la storia.
Per tutto questo io protesto con tutte le mie forze contro questo tentativo di valorizzazione di certi personaggi la cui storia si porta dietro assassini, violenze e malaffare
Invito pertanto l'amministrazione comunale a nome dei tanti cittadini che hanno finalmente compreso chi era veramente il barone Stefano La Motta di revocare immediatamente il patrocinio e di invitare l'associazione organizzatrice di cambiare il nome del trofeo da Stefano La Motta a Città di Nicosia.
Basta con questi tentativi storicamente e politicamente molto discutibili e irrispettosi delle tante vittime che anche il comportamento e le azioni del La Motta produssero.
Nicosia non può essere promossa e rappresentata da personaggi di questo tipo.
Almeno NON IN MIO NOME
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