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Nino Arrigo

Nicosia, i baroni e il Quarto stato: una rotonda al quadrato.


Posizionare il "Quarto stato" in luogo degli stemmi nella rotonda, come avanzato da qualcuno, sarebbe un'operazione di segno opposto ma speculare alla prima. Un errore al quadrato. Gli operai di Pellizza, infatti, avrebbero tagliato la testa dei baroni, da buoni rivoluzionari, e instaurato quella che Marx definiva la dittatura del proletariato. Altro errore e altra strategia cancellata dalla storia. I baroni sono certamente parte della storia, della memoria e dell'identità del paese (non soltanto i baroni per fortuna), è un fatto. Quello che stiamo cercando di dire, ma occorre non avere pregiudizi per capire, è che è poco opportuno e sbagliato, sotto tanti punti di vista, identificare Nicosia coi baroni. L'ingresso di una città non equivale a una via o a un museo. Questi stemmi potrebbero anche essere belli, per assurdo, ma laddove sono collocati non sono neppure fruibili. Andrebbero collocati in un museo. Ragion per cui anche il "Quarto stato" deve stare in un museo, in un luogo dedicato e non all'ingresso di una città che si iscrive nel contesto di una società aperta e liberale, quale dovrebbe essere la nostra. E in una società aperta e liberale, autenticamente liberale, è bene ricordarlo, si rifuggono le dinamiche di potere, tanto dei baroni quanto degli operai che anelano dittature, seppure proletarie. In una società aperta e liberale gli operai possono diventare imprenditori, titolari di attività produttive, e diventare più ricchi e facoltosi dei baroni. Evitando spargimento di sangue. E chi volesse un modello letterario, potrebbe rileggere "I Promessi sposi" e accorgersi che gli umili protagonisti, proprietari di un filataio, diventeranno, alla fine della storia, degli imprenditori facoltosi, titolari di un'attività più grande e redditizia. Ma neppure il buon Marx aveva torto, quando affermava che la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia e la seconda come farsa.

Ecco, ai nicosiani si addice la seconda opzione. E così, mentre da noi va in onda il remake di miseria e nobiltà (e servirebbe il giudizio del principe Toto' per scandire la miseria che ci circonda), non ci resta che piangere (o ridere, fate voi) su una rotonda al quadrato.


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