La realtà contadina nicosiana è forse tra le poche in Sicilia che porta avanti una tradizione culturale agreste unica; infatti il contadino con tutta la sua famiglia risiede nella "Masseria" l'intero anno pur avendo anche la casa in paese.
Chi come me, ha vissuto in campagna ed ha respirato la vita contadina, sa benissimo che la vera padrona della fattoria e proprio lei la massara, perché, mentre il marito pone tutte le sue energie nella coltivazione dei campi e nel raccolto, lei, la "massara", è sempre a sfaccendare dentro e fuori.
Sono suoi compiti: cucinare, fare il pane e la pasta, governare la casa, allevare i figli, ma è anche consapevole del fatto che le annate non sono sempre favorevoli e, quindi, non potrà avere molto denaro da spendere per gli indumenti, per le comodità della casa, per l'igiene e per il corredo (a fighja tá fascia e a dota tá cascia ‑ la figlia in fasce e la dote nella cassapanca, recita un antico proverbio).
La massara ha appreso questo suo modo di fare da sua madre e, prima sua nonna a sua madre, che “la donna fa la casa". E la nostra massara ha compreso appieno il significato della collaborazione. Non può chiedere i soldi sempre al marito, non può fargli conoscere tutti i piccoli segreti che la vedono protagonista nel mandare avanti la casa, come, d'altronde, capita in tutti gli ambienti familiari.
Anche nei momenti più pesanti delle fredde giornate d'inverno, o di quelle calde d'estate, è sempre là, a governare il maiale (così si farà più grosso e gustoso); a mettere uova sotto le chiocce, ad allevare con amorevole cura pulcini, oche, tacchini, conigli, agnelli; a pulire molto spesso, per renderlo più accogliente, il pollaio, così le galline faranno più uova che lei venderà e, insieme a ciò che realizzerà dalla vendita dei polli, conigli, ecc., e quasi sempre tutti questi sacrifici li fa per arricchire la sua casa, per riempire le cassapanche, gli armadi della sua cucina e anche il suo guardaroba e quello degli altri.
Quando i lavori dei campi si fanno più pesanti ecco lei, con le sue ricette a spronare l'appetito del marito. Spesso sulla sua mensa sono presenti dolci squisiti e piatti succulenti che sa dosare con maestria utilizzando sino all'ultimo grammo la carne salata del maiale. Per lei tutto è utile; ricicla tutto. Il brodo di cottura della pasta serve per impastare la crusca da dare ai suoi galletti e al maiale insieme con le briciole della mensa, il latte avanzato e le impurità dei legumi.
Raccoglie ogni sorta di frutti che da in pasto ai suoi animaletti; rammenda a più riprese le calze; mette una pezza in un buco della camicia o dei pantaloni di marito e figli (ma c'è sempre un vestito lindo e profumato nell'armadio quando i suoi si devono vestire per la festa); toglie le erbacce dall'orto così le verdure crescono meglio; usa nel giusto modo la legna ed ha cura di spegnere la brace in modo da avere la carbonella necessaria per cuocere i suoi cibi delicati. La sua casa è sempre in ordine e pulita e non vi sono i cattivi odori delle stalle perché ha cura di governare gli animali con un altro paio di scarpe, cosa che obbliga fare anche gli altri.
Una massaia deve sempre tener presente il reale valore del denaro; a lei costa tanta fatica guadagnarselo.
La stanchezza però scompare nel momento in cui spende per la casa e per la famiglia, ed è molto contenta se può contribuire all'acquisto di un pezzo di terra, di una macchina agricola o di un bel vestito per i figli, poi per il marito e possibilmente alla fine anche per lei.
E chiaro a tutti, soprattutto a chi non è più giovane come me, che la vita nella masseria ti mette davanti tanto duro lavoro, ma produce una grande unione familiare, di prospettive per l'avvenire.
La massaia è tradizionalmente sempre più serena nei rapporti con i vicini, non si arrabbia quasi mai anche per una sorta di fatalismo che gli fa ripetere spesso "se vuole Dio". "Se vuole Dio che piove seminiamo. Se vuole Dio che il grano matura bene avremo un buon raccolto.
Domani cominciamo la raccolta delle olive, se vuole Dio". Ed è in questo ambiente, sereno e pregno di amore, nei legami e nella serietà dei rapporti, che affondano radici le più vive tradizioni, le ricette, i comportamenti che poi sono la vera cultura di un popolo.
Il popolo dei contadini è il vero depositario del sapere, dalle cui radici nascono e crescono quei germogli sani che spanderanno in maniera integra il profumo della loro civiltà.
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