Era inevitabile che questo delirio finisse. Io mi sono vaccinato perché costretto: dal lavoro, dagli spostamenti, dall’obbligo tesserale, perché me lo hanno implorato persone su di me influenti nella sfera delle relazioni umane, private, lavorative.
Credo che il mio corpo risenta di effetti collaterali negativi.
Sono stato un codardo, non ho avuto coraggio fino in fondo. Solo una massa di imbecilli e disonesti poteva imporre 3 dosi di vaccino privi di alcun test, così come ammesso dalle multinazionali farmaceutiche. Che, intanto, hanno fatto affari d’oro.
Nel frattempo ho selezionato amicizie, ho potato relazioni, ho inibito ogni forma di contatto con chi ottusamente ha fatto cassa di risonanza in questi due anni di banalità. Personalmente, avendo vissuto già altre grandi bolle mediatiche (Mani Pulite, 11 Settembre, Crisi finanziaria del 2011 e conseguenti golpe venduti come governi tecnici e Emergenza Sanitaria) ho riscontrato che ognuna di esse ha un suo ciclo.
La prima fase è quella dell’unanimismo. Tutti concordano con le teorie ufficiali: i politici sono tutti ladri, un gruppo di esaltati religiosi che odiano la misericordiosa America si sono schiantati contro due torri, i governi tecnici hanno sempre ragione e il Virus è un pericoloso microrganismo che ci farà fuori tutti se non imprigioniamo i cittadini a casa e non li vacciniamo tutti.
Poi la bolla matura e inizia a perdere pus.
Ci si accorge che dietro ogni bolla mediatica ci sono interessi convergenti e soprattutto conflitti di interesse, si scopre che dietro un’inchiesta giudiziaria ci possono essere fini geopolitici, si scoprono le stranezze dietro un attentato, ci si rende conto che la tempesta finanziaria non aveva niente di meteorologico e che dietro un virus spesso si sviluppa un’oceanica marea di interessi, fino a quando il progredire dell’infezione non mostra che avevano ragione quelli che non ci avevano creduto. E che tutti questi eventi seguono un nascosto filo golpista.
Chi gestisce una di queste bolle, se vuole avere il potere di marcare il territorio, deve avere però l’abilità di farla finire prima che scoppi.
L'era dell’emergenza sanitaria è stata solo un volgare test che ha suffragato quello di cui sono capaci coloro che l’hanno gestita. L'era della guerra ucraina riproporrà prassi del tutto analoghe, segnate dallo stesso regime emergenzialista che ha caratterizzato il virus. Farla finire per mani degli stessi che l'hanno creata non è una vittoria ma, al contrario, la peggiore delle sconfitte.
E, personalmente, mi sento come Mussolini sul Gran Sasso. Liberato dai miei carcerieri, per essere condotto verso nuove prigioni.
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