Dai che quest’anno forse potranno dire di avere avuto anche 5000 partecipazioni. Perché, novità assoluta, sono stati fatti turni di mattina per coinvolgere le scuole. E naturalmente i nostri figli, che hanno anche l’occasione di saltare la scuola, vuoi che non vogliano andare alla manifestazione? Coinvolgere le scuole, si sa, è un buon metodo per avere pubblico facilmente. Potrebbe essere anche una lodevole scelta. Peccato però che tutte le medaglie hanno un rovescio ed ecco che si scopre che sì, è bello far conoscere la Casazza ai bambini, ma è anche bello fargli pagare il biglietto così hai voglia di fare cassa.
La domanda viene spontanea: ma non vi vergognate? È palese che la Casazza di Nicosia è ormai alla frutta perché i numeri risultanti non ripagano minimamente lo sforzo organizzativo, ma il fallimento dell’egocentrismo di alcuni non può ricadere sui bambini. È una cosa veramente vomitevole che getta un pesantissimo velo pietoso su questa manifestazione che andrebbe a questo punto, dato che è un bene pubblico, “commissariata” e creato un comitato promotore/tecnico da rinnovarsi ogni anno che gestisca l’organizzazione.
Ora più che mai è comunque fondamentale che vengano resi pubblici i bilanci di questo evento sia per rispetto dei nicosiani, sia per rispetto degli stessi organizzatori della Casazza. Non mettiamo, infatti, in dubbio la buonafede di molti che credono veramente nel progetto a partire da chi ha riscoperto la Casazza, ma è anche vero che pubblicare i bilanci rappresenta un modo per eliminare qualsivoglia sospetto e, magari, potrebbe anche essere uno strumento utile per poter trovare delle strategie di ottimizzazione dei costi.
Ed infine una proposta: dato che questi soldi dei bambini delle scuole dovrebbero essere un plus rispetto agli altri anni (e gli altri anni si è gridato al “successo”) e non un modo per mettere una pezza su un carrozzone fallimentare, sarebbe bello che per questa Pasqua gli introiti derivanti dal biglietto dei turni mattutini fosse interamente devoluto alla beneficenza nei confronti dei bambini meno fortunati.
Noi abbiamo detto la nostra. Ora fate voi.
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