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PIERGIACOMO LA VIA: TUTTI UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE

Piergiacomo La Via

 

La Meloni è indagata. 

E allora ?

Ogni giorno vengono indagati centinaia e centinaia di comuni cittadini. 

Molti di essi nel prosieguo risultano non colpevoli. 

L’iscrizione nel registro di reato è obbligatoria. L’avviso di garanzia è un avviso giustappunto a garanzia della persona sottoposta ad indagini. 

E pertanto nessun giudizio preventivo di colpevolezza nei confronti di nessuno, soprattutto degli avversari politici.

Non è prevista nel nostro ordinamento alcuna guarentigia o immunità per il Premier e per i Ministri. E meno male direi. 

Se sono parlamentari esiste l’autorizzazione a procedere della Camera di cui fanno parte e la competenza ad essere giudicati è del Tribunale dei Ministri (che svolge anche le indagini). In questo caso i Giudici vengono nominati tra quelli in carica, dal CSM, sulla base di criteri di esperienza, competenza e di requisiti particolari e speciali rispetto ad un Magistrato che effettua la giurisdizione solo sulla base di un concorso vinto.

Questa è la legge. 

E tutti siamo uguali di fronte alla legge. 

Senza alcuna differenza -come si suol dire- tra figli e figliastri.

Ho fatto il Sindaco per due mandati consecutivi e sono stato indagato svariate volte, nella maggior parte dei casi i procedimenti sono stati archiviati, alcune volte sono stato prosciolto dal GUP con sentenza di non luogo a procedere. Un paio di volte, dopo essere stato rinviato a giudizio, sono stato assolto dai Tribunali con formula piena.

Sempre e soprattutto in atti o delibere che avevo adottato nell’interesse della collettività e, soprattutto, nel rispetto della legge, come fortunatamente sono riuscito a dimostrare.  

Alla Meloni auguro di risolvere con esito favorevole la sua pendenza giudiziaria.

La questione politica invece è grave. Anzi gravissima.

Il governo ha consentito il rientro in Patria ad un criminale, uno stupratore di detenute, addirittura accompagnandolo con l’aereo di Stato e, dunque, a spese nostre (ma questo è marginale e non entro nel merito dell’ipotesi investigativa di peculato).

Perché sia chiaro, dopo la scarcerazione da parte della Corte d’Appello per decadenza dei termini, e cioè il ritardo dell’interlocuzione da parte del Ministero della Giustizia, il generale Libico poteva essere di nuovo fermato e, verosimilmente, arrestato sempre sulla base del mandato internazionale e in un nuovo procedimento di convalida il Ministero non avrebbe potuto più indugiare nel sanare l’irregolarità.

Dunque AlMasri, così come era corretto, sarebbe stato giudicato dal Tribunale Penale dell’Aia.

E invece no. 

Si è voluto liberarlo, subito con allarmante solerzia, per ragioni di sicurezza afferma la Meloni. 

Ma quale sicurezza ? Forse quella personale dell’imputato ma non certamente quella pubblica !

In realtà è prevalsa la ragion di stato. 

Quella di liberare un assassino torturatore di innocenti, che garantisce a questo governo cinico probabilmente un minor numero di sbarchi irregolari di immigrati.

La ragion di stato sulla pelle di donne, uomini e bambini inermi e disperati.

Di questo atto ignobile e spregevole deve rispondere la Meloni e il suo governo di destra e non solo davanti ad un Tribunale ordinario ma davanti al Paese e, soprattutto, alla storia.

E per questo c’è bisogno di una sinistra forte, organizzata, intelligente che faccia prevalere, sempre, senza se e senza ma, i valori e le ragioni della solidarietà e dell’accoglienza su ogni ragion di stato.



     

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