Acqua e fuòcu lèvacci luòcu. Quando ero bambino lo sentivo dire spesso ai grandi. Significa stai lontano dagli incendi, dai temporali o dalle piene dei fiumi.
Eppure non basta. O meglio non è sufficiente perché sono loro, appunto l’acqua e il fuoco, che non stanno lontano da noi. Anzi a volte si accaniscono. Incendi e siccità rappresentano vere e proprie calamità naturali del nostro tempo.
Soprattutto in Sicilia. Da qualche anno mi sforzo di suggerire, ovviamente senza successo, alcune soluzioni o ipotesi di discussione. Una tra tutte l’utilizzo di droni. Un’invenzione straordinaria, impiegata oggi più per uso militare che civile.
Mediante riprese video dall’alto si potrebbe controllare il territorio, soprattutto nei periodi più caldi e nelle zone più a rischio, individuando tempestivamente i principi di incendio e -perché no- anche i responsabili.
E la crisi idrica ? La logica e il buon senso suggerirebbero di realizzare, nel medio tempo e comunque senza ritardo, i dissalatori, utilizzando l’acqua del mare. Su questo occorrerebbe impegnare risorse per studi, progettazioni e successiva produzione.
Ma a chi chiedere questi interventi ?
Alle Province? Non esistono più. Al loro posto ci sono micro carrozzoni (fortunatamente micro) diretti da un commissario che riesce si e no a fare il compitino.
Alle Prefetture ? Sono organismi di derivazione borbonica, negli ultimi decenni solo enti di rappresentanza, privi di potere reale.
Al Governo Regionale Siciliano ? Mammamia.
A quello nazionale ? Non ne parliamo.
Le amministrazioni locali rappresentano oggi l’unica interlocuzione politica possibile. I Sindaci e i Consiglieri potrebbero dedicare meno tempo alle “inaugurazioni del nulla” o alle manfrine autocelebrative e concentrare la loro attenzione sull’acquisto di droni i cui costi sono assolutamente accessibili ed allo scavo di pozzi artesiani comunali (il costo medio non supera i 10/15 mila euro comprese la pompa di sollevamento e la preventiva relazione geologica). In quest’ultimo caso mediante ordinanze sindacali contingibili ed urgenti e, dopo aver dato un calcio in cu..o ad Acquaenna. A Nicosia, poi, sempre con le stesse modalità e con un intervento in urgenza, spendendo cifre molto contenute, si potrebbero riattivare i bottini di raccolta di Campanito e Grafagna, sistemare l’acquedotto, eliminando qualche perdita ed assicurare alla città un quantitativo di acqua, che può stimarsi all’incirca intorno a 10 litri al secondo, quantitativo estremamente utile nell’attuale periodo. A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi o chiedermi. Ma queste cose si possono fare ? E se si come ? Semplice. Bisogna solo crederci.
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