Molto tempo prima di Cristoforo Colombo, alcuni navigatori norreni attraversarono l'oceano Atlantico e sbarcarono in America. Si narra che il primo fu Leif Erikson, che compì il suo straordinario viaggio intorno al 1000 d.C. raggiungendo una «terra talmente ricca che sembrava inutile fare scorta di foraggio per l’inverno. I salmoni abbondavano sia nel fiume che nel lago ed erano i più grossi salmoni che si fossero mai visti. La brina non compariva nemmeno d’inverno e l’erba quasi non avvizziva». Leif Erikson e i suoi seguaci trovarono persino dell'uva e decisero di chiamare quel luogo incantato “Vinland”.
Questo è ciò che sostiene la “Saga dei Groenlandesi”, scritta in Islanda verso il XIII secolo. A dir la verità, non si tratta di una fonte particolarmente affidabile: le saghe medievali norrene hanno spesso scopi celebrativi e sono piene di elementi fantasiosi. Nonostante ciò, l'archeologia ha confermato la presenza norrena sulle coste dell'America settentrionale. Le prove più importanti provengono dall'Anse aux Meadows, un piccolo insediamento sull'isola canadese di Terranova. Lì gli archeologi hanno trovato vari reperti tipicamente norreni come uno spillone di bronzo con un anello all'estremità. Inoltre una fucina con frammenti di ferro rivela la mano esperta di fabbri norreni (i nativi americani non sapevano lavorare il ferro).
L'Anse aux Meadows non sembra il luogo ricco e fertile descritto dalle saghe. Al contrario, appare come un esiguo porto commerciale che ospitava forse 80-90 persone ed era attrezzato per la riparazione delle navi. I norreni lo fondarono nell'XI secolo per esportare merci come il legno verso le loro basi in Groenlandia, ma dopo una trentina d'anni lo abbandonarono per motivi sconosciuti. Dato che vari indizi testimoniano la presenza norrena in Canada almeno fino al Trecento, è possibile che siano migrati verso altri insediamenti ancora da scoprire.
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