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Immagine del redattoreAldo la Ganga

PROCESSO D'APPELLO A MIMMO LUCANO RIDOTTA LA PENA A 1 ANNO E 6 MESI,ASSOLTO DA QUADI TUTTE LE ACCUSE


In  primo grado era stato condannato  a 13 anni e due mesi, di più di quanto aveva chiesto la procura 10 anni e 5 mesi.

Le accuse contro l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano sono crollate come un castello di sabbia. La Corte d’appello di Reggio Calabria ha condannato l’ex sindaco a 1 anno e 6 mesi: un decimo di quanto chiesto dalla procura. Quello contro Mimmo Lucano è un processo che lo vede alla sbarra insieme ad altre 17 persone. La Corte ha assolto tutti gli altri 17 imputati. Le accuse erano pesanti: associazione a delinquere e peculato, frode, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e truffa.

LA PRIMA CONDANNA

Il Tribunale di Locri a settembre del 2021 lo aveva condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione, e 700mila euro di danni per la gestione dei progetti di accoglienza per i migranti (ma c’è anche la gestione dei rifiuti, il mancato pagamento della Siae e altri illeciti amministrativi), nonostante Riace sia stata lodata in tutto il mondo, e gli stessi giudici abbiano descritto i progetti come figli di un’utopia.

Dal processo è stato dimostrato che Lucano non ha tratto benefici per il suo conto corrente. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado i giudici trovavano la colpa nel «comportamento omissivo, che era stato tenuto per bieco calcolo politico».

E ancora: «Nulla importa che l’ex sindaco di Riace sia stato trovato senza un euro in tasca», perché, si leggeva, «ove ci si fermasse a valutare questa condizione di mera apparenza, si rischierebbe di premiare la sua furbizia, travestita da falsa innocenza».

Per i difensori, Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, si tratta di un processo politico. Per i difensori, Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, si tratta di un processo politico.

 LA LETTERA

 Il 20 settembre l’ex sindaco di Riace ha consegnato una lettera alla Corte: «Come tutti gli esseri umani posso aver commesso degli errori, ma ho sempre agito con l’obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all'accoglienza e all'integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture».

Lucano ha poi ricordato: «Sono passati cinque anni da quando sono stato arrestato con l’accusa infamante di svolgere la mia attività di accoglienza e integrazione dei migranti per finalità di carriera politica e di lucro. Sono passati due anni da quando mi è stata inflitta la condanna in primo grado a una smisurata pena detentiva quale non tocca spesso ai peggiori criminali».


Ma non ha desistito, e ha invitato i giudici ad andare a vedere i risultati del suo lavoro: «Ho continuato a dedicarmi a tempo pieno, da privato cittadino, alla riapertura e alla gestione del Villaggio globale di Riace che ha ospitato e continua ad ospitare bambini e persone con fragilità. Non si è interrotta, dunque, quella che considero la missione della mia vita, a prescindere da incarichi pubblici e finanziamenti statali. Altro che associazione a delinquere. Al termine di questo processo vi invito a visitare il Villaggio Globale di Riace, sarete i benvenuti.

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