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Immagine del redattoreAldo la Ganga

«PRONTO MIMMO?» «CIAO ALDO» «POSSO FARE GLI AUGURI AL SINDACO DI RIACE?» «CERTO CHE LI PUOI FARE, SONO I PIÙ BELLI...»


Quello  che avete letto nel titolo è uno de dialoghi che fanno parte del colloquio telefonico che ho avuto oggi con Mimmo Lucano.

Infatti è proprio di queste ore la notizia più bella, quella che Mimmo è stato

rieletto sindaco di Riace

«Un emozione indescrivibile, figlia di tanta sofferenza e resistenza».

« Per me è la quarta volta, ma questa è l'elezione più bella e importante perché proviene da una storia fatta di cattiveria e odio».


Mimmo Lucano era decaduto dalla carica di sindaco nel 2018 dopo il suo arresto nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Locri sui presunti illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti nel centro della Locride.L'inchiesta aveva portato alla condanna di Lucano in primo grado a 13 anni e due mesi di reclusione, quasi il doppio rispetto a quella richiesta dalla Procura della Repubblica di Locri. La condanna era stata poi ridotta, in appello, ad un anno e mezzo, con pena sospesa.


"Gramsci - ha continuato ancora Lucano - diceva che bisogna avere sempre il coraggio di continuare e di ricominciare. Ed io l'ho fatto". 

È stata grande festa a Riace, Il suo ritorno alla guida del Comune ha avuto come colonna sonora le note di "Bella ciao".


«Mimmo» dico io,«la destra in Europa sembra inarrestabile….», « ma la sinistra avanza da Riace. » risponde lui, ,« è dalla periferia dell'Italia che è possibile fare partire una speranza per l'Europa e per il mondo. Ancora non so come mi dividerò tra gli impegni al Parlamento europeo e quelli di sindaco, ma per me sarà sicuramente facile e, soprattutto, non cambierà il mio rapporto con la politica vissuta. Io sono uno come tanti e credo di avere gli anticorpi giusti per non creare distanze con i cittadini. Riace ha avuto una storia e un'esperienza fantastica. Ha accolto persone in fuga dalle guerre e dalle miserie. È un'opera che non si vede perché immateriale, ma è questo il nostro biglietto da visita».

Ci salutiamo, «Mimmo» dico io,« avevi promesso…», « e io le promesse le mantengo» risponde lui, « vediamo se riusciamo a portare anche Ilaria».

Mentre lui mi saluta, io non riesco a rispondere, un nodo alla gola ha il sopravvento.

« Ci vediamo presto a Nicosia » dice lui prima di chiudere il telefono, ed io ancora li maledettamente in silenzio, non ho la forza di rispondere, felice, felicissimo, come un ragazzino, come in una fiaba, una di quelle fiabe che Mimmo ritornerà a leggere ai bambini di Riace.

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