Si è svolta a Troina la manifestazione organizzata dal comitato civico “Sicilia Senza Acqua” per protestare “contro la fallimentare gestione del servizio idrico nel territorio dei comuni della provincia di Enna”. La manifestazione di protesta è iniziata da piazza Giacomo Matteotti dove si erano riunite circa 300 persone che si sono mosse in corteo per raggiungere piazza Falcone e Borsellino percorrendo via Umberto I, via Nazionale e via Giuseppe Di Napoli. Alla manifestazione hanno partecipato anche persone provenienti da Nicosia e Gagliano Castelferrato. Per una serie di singolari circostanze, c’era inaspettatamente anche Diego Bianchi di Propaganda live della 7 con in suo collaboratore. Lo slogan che veniva ripetuto dai partecipanti alla manifestazione lungo il percorso era una precisa rivendicazione rivolta alle istituzioni: in previsione del prosciugamento dell’invaso dell’Ancipa, chiedono che l’acqua potabile venga a loro fornita in qualunque modo. Nei troinesi è vivo ancora il ricordo dei tempi in cui, fino ai primi anni ’70 del secolo scorso, in estate l’acqua non usciva più dai rubinetti e si provveda a rifornirli di acqua con le autobotti due o tre volte a settimana. Non vogliono ritornare a vivere quei tempi con bidoni e vasche sempre a portata di mano per raccogliere l’acqua potabile distribuita con le autobotti. Sono stati tre i momenti che hanno scandito la manifestazione. Alla partenza del corteo da Piazza Matteotti, in via Umberto, in piccolo contenitore a forma di bara, una delle organizzatrice della manifestazione deponeva dei fogli recanti denunce di fallimenti e rivendicazioni: gestione fallimentare del servizio idrico, effetti devastanti che la ridotto distribuzione di acqua con turni settimanali sta avendo sull’economia locale. Un secondo momento c’è stato nel bevaio di Ramosuso, raggiunto dopo che il corteo aveva attraversato via Umberto I, via Nazionale e corso Enna. Qui alcuni partecipanti, che avevano portato da casa dei bidoni di plastica, li hanno riempiti d’acqua prelevata dal bevaio per rappresentare una scena di vita vissuta fino a 70 anni fa. E’ evidente il messaggio: a quegli anni, i troinesi non voglio ritornare. Il terzo momento si è avuto in piazza Falcone e Borsellino dove in un pentolone sono state depositate e rimescolate le bollette che ha mandato AcquaEnna agli utenti. Anche questa scenetta ha un alto valore simbolico: bisogna intervenire sullo stato di cose che ha determinato la crisi idrica, che non dipende soltanto dalla siccità ma anche e soprattutto dall’inefficiente gestione del servizio idrico. Hanno pronunciato dei brevi discorsi alcuni componenti del comitato civico che hanno rimarcato le disfunzioni del servizio idrica, l’importo esorbitante delle bollette, le più alte d’’Italia, di cui chiedono la sospensione e la revisione per ridurle. Negli organizzatori della manifestazione e nelle persone che vi hanno partecipato, ma nei troinesi in generale, si sta facendo strada l’opinione che un servizio come quello della fornitura di acqua ai cittadini non può essere affidato ad una gestione privata secondo la logica di mercato. La privatizzazione di un servizio genera sempre un conflitto tra gli utenti, interessati all’economicità e all’efficienza, e la società privata che lo gestisce, interessata solo al profitto. E’ stato detto che un ritorno alla gestione pubblica di questo servizio idrico è possibile, contrariamente a quello che dicono i sostenitori della gestione privata. Non è vero che la privatizzazione del servizio idrico è un vincolo imposto dall’Unione Europea. Non è un obbligo comunitario, come recita il titolo del decreto Ronchi. L’Europa non obbliga nessun a privatizzare il servizio idrico stato membro. L’Europa sostiene che, se un singolo paese sceglie di collocarlo tra i servizi a prevalenza economia, i comuni possono scegliere tra tre possibilità: l’affidamento del servizio ad una società selezionata mediante gara, l’affidamento ad un società mista con un società privata selezionata sempre mediante gara o la gestione diretta, tutta pubblica. Così stanno le cose. A dimostrarlo è l’esperienza del comune di Parigi che, dopo decenni di privatizzazione del servizio, è tornato alla gestione pubblica.
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