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Piergiacomo La Via

Quando i migliori perdono….e le sliding doors non funzionano.

Nello sport ci sono i più i più forti ed i meno forti, i talentuosi ed i normali. I più bravi ed i meno bravi. Per semplificare, e non per discriminare, i migliori ed i peggiori.

Le due categorie si contendono sempre il primato. Per lo più prevalgono i primi. Ma anche i secondi a volte vincono, senza che questo comporti conseguenze negative. Anzi tutt’altro. La competizione rende le “contese” più interessanti, soprattutto per gli appassionati che seguono gli eventi sportivi.

In politica no. Non è così. Quando prevalgono i peggiori sui migliori le conseguenze sono quasi sempre disastrose per le comunità, anzi catastrofiche.

Ecco un esempio.

A metà degli anni ottanta in Russia il Presidente Michael Gorbaciov, un comunista illuminato, uno statista vero, forse virtuosamente influenzato in quel periodo anche dall’eurocomunismo (partecipò personalmente ai funerali di Berlinguer a Roma), credeva fortemente nella trasformazione della società sovietica e dell’apparato, inserendo elementi liberali e di democrazia. La perestroika (riforma radicale) e la glasnost (trasparenza) furono i suoi cavalli di battaglia. Per allacciare rapporti proficui con l’occidente incontrò la “nemica” numero uno dei lavoratori, Margaret Thatcher. Pacifista responsabile mise fine alla “guerra fredda” con l’occidente, firmando con gli Stati Uniti il trattato per lo smantellamento dei missili nucleari a breve gittata in Europa (compresi quelli di Comiso) e ritirò le truppe sovietiche dall’Afghanistan, da una guerra lunga e logorante. Nel 1990 venne insignito del premio nobel per la pace. Con lui nasceva una speranza di pacifica convivenza tra i popoli in Europa e nel Mondo.

E però, contro ogni previsione, Gorbaciov perse (e con lui se ne andò una classe dirigente moderna e progressista, penso al Ministro degli Esteri Shevarnadze).

Vinse il peggiore, Boris Yeltsin. Un ubriacone, qualunquista e populista. Un individuo senza scrupoli, senza cultura e senza una scuola politica, che riuscì in quel momento a parlare alla “pancia del Paese”, supportato da quegli esponenti dell’apparato che erano stati messi all’angolo o da nuovi avventurieri che pativano la crisi dell’anonimato.

Tra costoro il direttore del KGB, Vladimir Putin. Eloquente il video (ancora visibile su you tube) di Yeltsin che punta il dito contro Gorbaciov, minacciandolo di destituirlo se non si fosse dimesso all’istante, con un giovanissimo Putin in platea che se la ride sotto i baffi.

Putin, Il migliore tra i mediocri. Un uomo senza statura politica né carisma. Esperto nelle macchinazioni ed in quelle metodiche tipiche dei Servizi Segreti, delazioni, inganni, tradimenti, riuscì a costruire un “cerchio magico” finalizzato ad un suo progetto personale.

Dopo poco tempo, il Presidente Yeltsin, travolto dall’alcolismo e dalle sue congenite incapacità di governare, nominò Primo Ministro proprio lui, Putin.

Da lì la sua scalata verso i vertici più alti del potere da oltre vent’anni fino ai nostri giorni.

Putin annienta gli avversari interni (dall’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya fino ad Alexei Navalny, ancora in carcere). In una progressiva ipertrofia dell’ego, arriva persino ad accusare Lenin (proprio così, Lenin) di asseriti errori storici e, nel suo delirio di onnipotenza, ipotizza un ritorno alla grande “Madre Russia”, ovviamente pensando a sé stesso come nuovo Zar. Invade l’Ucraina dall’oggi al domani, senza un preventivo ultimatum o una dichiarazione di guerra che anche i dittatori del 900 usavano come metodo (se non altro per una questione di stile, oltre che di rispetto del diritto internazionale).

Gorbaciov aveva allontanato i venti di guerra in Europa, Putin li ha riportati prepotentemente.

Peccato che nella storia non esistano le così dette sliding doors (mi riferisco all’omonimo film), quelle porte scorrevoli del destino che ci danno la possibilità virtuale di vedere come sarebbe andata se avessero vinto i migliori anzicché i peggiori.

Sarebbe stato bellissimo campare in quell’altra dimensione godendo di una effettiva cooperazione tra occidente e paesi dell’Est europeo e perché no tra i popoli del mondo, in un progetto di pace e di sviluppo economico.

Purtroppo ci dobbiamo accontentare di assistere alle velleità neo-imperialiste di uomini piccoli e ai pericoli concreti di guerre e di carestie per l’umanità.

Di chi la colpa ?

Ovviamente delle sliding doors che non funzionano.

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