Il Barone Stefano La Motta, in compagnia dell'onorevole Finocchiaro Aprile, incontra nella sua dimora di contrada Filicino ( Villadoro) il bandito Turiddu Giuliano.
La storia è ormai nota a tutti, i rapporti tra il bandito Salvatore Giuliano e il barone Stefano La Motta, non furono occasionali.
Il rapporto dell’EVIS , di cui il La Motta era un esponente di primo piano ( rapporto n.714) dice chiaramente che già nel settembre, ottobre del 1945 durante un convegno, i due vennero presentati, e fu proprio lì che il barone consegnò a Giuliano un libretto per annotare le sua attività “ insurrezionali” e soprattutto quelle dedite al finanziamento, al reclutamento e al saccheggio delle caserme per impadronirsi delle armi.
A testimonianza di quel filo che legava il bandito ed il barone, nell’ estate del 1946, in contrada Ficilino, nei pressi di Villadoro, dove il barone Stefano La Motta deteneva terreni e una splendida dimora, avvenne il primo incontro di Giuliano con il leader separatista Finocchiaro Aprile.
Fu proprio in quell’occasione che Giuliano venne nominato colonnello dell’Evis (l’esercito clandestino dei separatisti).
Io nel mio piccolo, ho cercato di ricostruire ed immaginare il dialogo che quella sera avvenne tra il barone Stefano La Motta, il bandito latitante Giuliano e l’onorevole Finocchiaro Aprile.
......... Il sole era tramontato da un pezzo, e il barone nervosamente andava su e giù per lo spiazzo realizzato in ciottolato che faceva da ingresso principale all’elegante casa rupestre. un'altro un uomo vestito in abito elegantissimo, con fare nervoso, era fermo davanti la porta principale.
Casa meravigliosa, non so dire quanto grande, ma a memoria credo grande, molto grande.
Per metà era scavata in un grande cavità rocciosa che faceva da cornice all’arco d’ingresso della Casa.
Una grande sala da pranzo, con camino, tre o quattro camere da letto e una libreria veramente notevole, più in là si intravedono depositi e piccoli spazi con molti animali da cortile…..
Mentre nervosamente il barone continuava il suo andare e venire, le luci di una piccola macchina si intravedono in lontananza.
Un rumore appena percepibile, nel silenzio della sera, e lei che lentamente si avvicinava sempre di più verso la casa.
Dopo qualche minuto, la macchina arrivò , e si fermò quasi davanti i piedi del barone.
Era lui, Turiddu Giuliano, scese con fare guardingo e disse agli uomini che lo accompagnavano “ aspettate qui”.
“ buonasera signor barone” disse lui
“ buona sera e ben venuto” rispose Stefano La Motta.
“ prego accomodatevi” continuò il barone
Si avvicinarono all’ingresso e lì ad aspettarli c’èra l’onorevole Finocchiaro Aprile che gli strinse forte la mano e lo invitò ad entrare
Finocchiaro Aprile - Finalmente dopo tanto tempo, ho il piacere di incontrarvi e di conoscervi.
Giuliano –Felice di conoscervi e di incontrarvi onorevole….
La Motta - Ti ricordi Turiddu, ti avevo parlato di lui…
Giuliano- Mi ricordo mi ricordo..
Finocchiaro Aprile – Oggi è un giorno importante per tutti noi e per la Sicilia intera, ti porto caro Turiddu, i saluti di tutta la direzione dell’EVIS e con questo anche questa busta che ti prego di aprire.
Giuliano si avvicinò guardò la busta, la prese tra le mani e la apri
Giuliano - Sono emozionato, mi hanno nominato colonnello ………
La Motta – E questo è niente, vedrai, appena la Sicilia sarà liberata sarai tu il comandante del nostro esercito.
Finocchiaro Aprile - Sono qui, caro Turiddu, per conoscerti, per consegnarti questa onorificenza e per dirti che io, i miei amici americani e soprattutto i proprietari terrieri, i signori, i nobili e le grandi famiglie siciliane siamo molto preoccupati, troppa larga mano stanno prendendo sti contadini, braccianti e operai…… Sobillati da quei cani di comunisti, socialisti e anarchici, ci vogliono togliere tutto.
La terra, le case , la nostra ricchezza…
Giuliano - Si vero è, troppi scioperi, troppe proteste, si vogliono prendere quello che non è loro.
La Motta - Dobbiamo fare qualcosa, fermarli, fargli capire ancora una volta chi comanda. Dobbiamo dargli un lezione.
Finocchiaro Aprile – Il solo pensiero mi “ raggela i carni ", dobbiamo dargli una lezione . dobbiamo sbattergli a “funcia a terra”.
Giuliano – Giusto!!!! Io uomo vostro sono, ditemi che devo fare è sarò fatto.
Finocchiaro Aprile – Calma Turiddu, ti faremo sapere, ne parlo con gli amici americani e con qualche onorevole a Roma…. Ti faremo sapere.
La Motta - Sarai stanco Turiddu, dai mangia qualcosa , e riposati tu con i tuoi uomini…..io e l’onorevole andiamo via, stai tranquillo, sei a casa mia, sei protetto, nessuno ti disturberà.
Il barone La Motta e l’onorevole Finocchiaro Aprile si alzarono , lo abbracciarono e andarono via.
A quanto mi è dato conoscere, Turiddu Giuliano rimase ancora qualche giorno rintanato nella dimora del barone Stefano La Motta e dopo andò via.
Passati alcuni mesi, il primo maggio 1947, il bandito Giuliano, compì la terribile strage di Portella della Ginestra, dove morirono 11 persone e 30 furono gravemente ferite.
Non sapremo mai se la lezione chiesta dal barone La Motta e dall’onorevole Finocchiaro Aprile a Turiddu Giuliano era stata quella di massacrare braccianti e contadini, di certo però sappiamo che quella di Portella della Ginestra è stata la prima strage, la prima che darà inizio alla strategia della tensione.
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