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Giuseppe Gallo

Questa rivoluzione non s'ha da fare


Lettorə,


penso che tuttə voi avrete ormai sentito parlare di Alfredo Cuspito, rinchiuso al 41 bis per aver fatto scoppiare una bomba nei pressi di una caserma vuota e per aver gambizzato il segretario dell'Ansaldo, Adinolfi. Penso sarebbe ridondante parlare della crudeltà della prigionia di Alfredo, a cui è stato dato un trattamento peggiore di quello riservato ai mafiosi. Piuttosto, vorrei concentrarmi sul linguaggio usato per raccontare questa vicenda — e, più in generale, per raccontare di tutti gli atti rivoluzionari.


Non è un segreto che i paesi capitalisti temano e cerchino di impedire le rivoluzioni. Uno dei modi in cui avviene ciò è la propaganda anti-rivoluzionaria che si fa in questi paesi; non solo sminuendo le varie azioni rivoluzionarie della storia, ma anche favorendo riforme moderate che hanno permesso allo status quo di mantenersi attraverso minimi cambiamenti.


Il motivo è chiaro: creare sfiducia nell'idea della rivoluzione, raccontandola come atto inefficace, portando così le persone a essere più permissive nei confronti del sistema capitalista. Si celebrano i paesi scandinavi, dotati di welfare moderato, mentre si delegittima Cuba, che criminalizza nella Costituzione le violenze contro membri della comunità LGTBQ+.


Quello che c'è da sapere sulle rivoluzioni, dalle più grandi alle più piccole, è la loro necessità. La collaborazione vi è solo fra parti disponibili ad aiutarsi mutualmente e non desiderose di sfruttarsi a vicenda. Se esiste un sistema che opprime e discrimina ciascuno di noi, va rimosso. Ciò a cui dobbiamo mirare è la massima libertà, non possibile scendendo a compromessi.


Le azioni di Alfredo non devono essere giustificate, ma l'aspirazione rivoluzionaria non va condannata. L'interesse degli stati è automantenersi, e il primo passo per abbattere lo status quo è mettere in discussione l'ideologia anti-rivoluzionaria.


Una buona giornata,

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