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Immagine del redattoreAlain Calò

QUESTO INSALVABILE TERRITORIO ENNESE


In questi giorni sta girando una lettera di una signora che lascia la Sicilia praticamente disgustata, facendone un ritratto talmente crudo ma allo stesso tempo talmente vero da far accapponare la pelle. E la cosa grave é che ad aver avuto il coraggio di dire una cosa del genere è stata una non Siciliana, perché è insito in noi Siciliani uno spirito talmente deleterio misto di omertà e facile accondiscendenza al potere che ci viene difficile anche solo provare a cercare un anelito di libertà, molto meglio accodarci a qualcuno in attesa di una briciola. Ed è così che la Sicilia è morta e continuerà a morire. Ancor più quel territorio-coacervo della provincia di Enna che tra tutte è la provincia certamente più depressa. Ci fu un momento in cui anche chi scrive ha avuto speranze per questa provincia: speranze di rinascita, di poter costruire il proprio futuro, di poter arrestare l'esodo di tanti giovani che sempre più emigrano da questa terra senza possibilità alcuna e chiusa. Speranze che negli anni si sono tramutate in preghiera, oggi neanche in quello, perché la provincia di Enna non si può salvare. E gli indizi ci sono tutti. Un popolo non si può salvare con sedicenti eroi e quando ci sono personaggi per certi versi ambigui che vogliono spiccare come eroi quasi sempre si rivelano gli “Uomini della Provvidenza” tristemente noti dalla storia. Perché chi vuole l’investitura di eroe in questa provincia, tenta di ottenerla non emergendo per meriti, ma cercando di far fuori lo spirito critico. E in un momento in cui si instaura una retorica contro la libertà di espressione, contro il diritto a difendersi, contro il principio che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ebbene qui si rischia di cadere nell’appiattimento delle coscienze. Si rischia di ritornare alla tessera del “Per Necessità Familiare” di far parte del determinato clan mentre tutti gli altri sono brutti, sporchi e cattivi dove in quegli altri si immischia chi fa la critica costruttiva e chi insulta, un pericolosissimo escamotage retorico. I sedicenti eroi possono nascere solo se riescono a far cadere nella paura la gente, perché la gente che ha paura cerca l’uomo forte. E l’uomo forte annulla le libertà. I plebisciti non hanno mai nella storia portato qualcosa di buono, ma sono sempre stati prodromici alle catastrofi. Pensate a Masaniello, che emerse come uomo del popolo e poi entrato nella stanza dei bottoni fu più corrotto dei potenti. Pensate anche a Hitler che si presentò come uomo del popolo, misero caporale boemo che democraticamente salì in Germania. Pensate anche a Putin, salito democraticamente in Russia. Cosa accomuna queste tre persone: essere riusciti ad emergere creando un nemico, facendo capire che c’è una sofferenza a cui solo loro possono porre rimedio. La gente li acclamò come eroi e hanno tenuto il potere da cattivi memori di quella frase che un film ha elevato a monito e insegnamento “o muori da eroe o vivi a lungo da diventare il cattivo”. Questa provincia, regione, nazione non ha bisogno di sedicenti eroi che gridano ai quattro venti la loro eroicità esplicata nel puntare il dito contro tutti gli altri rei di non piegarsi alle loro narrazioni, ma ha bisogno degli eroi di tutti i giorni che vanno a lavorare, che nonostante gli starnazzi hanno ancora un’opinione che, come ogni principio liberale impone, va rispettata anche se contraria alla propria, che hanno diritto alla giustizia, hanno diritto ad essere cittadini, a difendersi se si sentono offesi, a dubitare di quel che passa il convento, ad indignarsi dinnanzi a censure, a sciacallaggi, a differenze di trattamento che si può avere nei confronti di un potente e di un debole, in parole povere hanno diritto di vivere la loro vita senza che nessuno osi interferire.

Questa provincia finchè non capirà che può andare avanti anche senza i sedicenti eroi e gli uomini forti non ha futuro. E una terra che non ha futuro resta un feudo in cui le menti migliori vanno via e nelle terre lontane vengono valorizzate per i loro meriti e per quello che sono, impoverendo irreversibilmente questo territorio che in compenso può “vantare” degli eroi cavalieri senza cavallo. Ognuno è artefice del proprio destino.

Alain Calò

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