Sono un Ingegnere e ricercatore privato sulle rinnovabili e tecnologie sull’idrogeno, originario di Sperlinga e poi vissuto a Leonforte ed in giro per il mondo dal 1976. Mi sono sempre tenuto informato sugli sviluppi del nostro territorio. Di recente sto seguendo la questione energetica e gli effetti dannosi delle sanzioni ed i problemi serissimi che ne sono derivati.
Vado subito al punto: vorrei condividere con i vostri lettori alcune informazioni di carattere scientifico che potrebbero risultare utili ad una informazione corretta ed alle alternative possibili mai menzionate da quella che voi indicate come mediocrità politica.
Qualche tempo fa leggo dell’approvazione di 4.5 miliardi di euro per il progetto Hydrogen Valley e la costituzione di un “osservatorio sull’idrogeno e sulla realizzazione degli investimenti previsti dalla “Hydrogen Valley” annunciato dalla Assessore regionale siciliano all’Energia, Daniela Baglieri durante i lavori dell’evento “Le energie della Sicilia”.
Tutti insieme (dice la Baglieri) lavoreremo perché il Mediterraneo non sia solo un mare di guerra, ma anche di pace e innovazione”.
All’osservatorio, continua, parteciperanno tutti gli addetti ai lavori coinvolti nella filiera dell’idrogeno, dai produttori di energia rinnovabile ai docenti e accademici che si occupano di ricerca, oltre agli operatori dei trasporti e…blablablà.
Ed ancora “L’Etna Valley sta diventando la 'Energy Valley', ovvero il posto migliore per la rivoluzione energetica mondiale”. Peccato che già parte con delle criticità concettuali: in tutto il mondo si parla di “smart grid” intendendo impianti distribuiti nel territorio considerando l’abbandono delle lunghe reti elettriche oramai diventate fonte consistente di dispersione energetica.
A tal proposito, circa due anni fa, tramite un partito politico un tempo ambientalista, avevo proposto alla regione siciliana, una soluzione di transizione per la riabilitazione dell’eolico in Sicilia e la riduzione del gas importato dall’Africa. La proposta si era persa nel nulla.
Proponevo l’utilizzo di una macchina ibrida orientata alle tecnologie dell’idrogeno verde, da adattare alle circostanze, chiamata Z2F 3000 (Zero Fossil Fuel 3000) che, collegata agli impianti eolici e solari inutilizzati Siciliani avrebbe potuto revitalizzarli producendo Idrogeno da immettere nella vasta rete di metano gia’ esistente risolvendo il problema anche degli elettrodotti oramai vecchi e inefficienti sostituendoli con impianti localizzati (Smart Grid, appunto).
L’articolo accennato prima sulla “Energy valley” parla proprio di un progetto similare, ma lontano dalla concentrazione delle fonti rinnovabili (eolico e solare) e rischia di diventare una cattedrale nel deserto allo stesso modo del progetto vicino di Rubbia (premio nobel) che aveva più senso ma che e’ servito solo a buttare via soldi. Quasi tre anni fa sono andato personalmente a verificarlo assieme al Governatore della Egat (la Enel locale thailandese) a cui volevo proporre innovazioni italiane.
Avevo prima visitato un altro sito (funzionante) a Troia (puglia) dove c’e’ un progetto INGRID (power to gas) per idrogeno verde. Ho perso la faccia in Sicilia.
La notizia della istituzione dell’osservatorio per l’Idrogeno è stato troppo per me.
Promuovere l’idrogeno verde usando nuove installazioni di rinnovabili di potenze elevate e’ poco pratico ed inquinante. Revitalizzare l’esistente e utilizzare nuove tecnologie per produrre e stoccare l’idrogeno e’ la strada vera e più veloce nel breve termine e nel lungo.
Dal momento che la castroneria delle sanzioni è stata fatta adesso bisogna tentare di porvi rimedio. Il sistema migliore e’ quello di informare la gente della esistenza di soluzioni pratiche e meno costose. La conoscenza e la consapevolezza del cittadino sono l’arma migliore per i disonesti ed i mediocri.
Allo scopo di dare un minimo di alternativa al riscaldamento domestico ed industriale avevo proposto anche una soluzione per mitigare i rigori dell’inverno a venire. Una nuova caldaia catalitica all’idrogeno verde: una variante del Z2F3000.
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