In queste ultime settimane le pagine dei giornali e i programmi di vita reale dei nostri canali Tv hanno ruotato tutti intorno alla vastissima quantità di eventi (matrimoni, gossip, decessi) che hanno caratterizzato la famiglia reale d’Inghilterra, si sono soffermati su ogni dettaglio relativo alla cerimonia di incoronazione (dalla lista degli invitati al dress code, fino alla ricetta della quiche benaugurale e al posto assegnato al ribelle Hanry in Chiesa) e hanno seguito la cerimonia di incoronazione in pompa magna del re Carlo III d’Inghilterra e della regina Camilla andata in onda il 6 maggio 2023 , definendola il più importante evento storico e mediatico-planetario di questo primo quarto del XXI secolo. Questa definizione mi ha indotto a riflettere sull’uso linguistico della parola “evento storico” usata per questa occasione, e a distinguerlo dal termine “fatto storico”. Secondo la Treccani un “evento non è un grande fatto, ma un avvenimento costruito ad hoc, reso grande e momentaneamente importante dalla macchina organizzativa e propagandistica che lo alimenta, o dalla finalità strumentale che lo determina, che esaurisce la sua funzione e il suo significato nel momento stesso in cui si svolge e realizza”. Invece “un fatto storico è qualcosa di reale, che accade, che non sempre dipende dalla nostra volontà e dalle nostre azioni, qualcosa di significativo destinato a produrre effetti e ad essere ricordato”. Sulla base di queste definizioni, quindi, per adesso l’incoronazione di cui si sta parlando non rappresenterebbe un fatto storico, ma piuttosto “una messa in scena spettacolare” secondo un format finalizzato a catturare l’attenzione dei cittadini. Naturalmente non si esclude che in futuro gli storici, con le loro ricerche, possano far entrare questo evento a far parte della ricostruzione storica. Intanto è calato il sipario su questo show grandioso e spettacolare che ha messo in scena in pompa magna un rito medievale secondo un cerimoniale in uso da secoli: l'arcivescovo di Canterbury che prima poggia pesanti diademi preziosi sulle teste di Carlo e Camilla, consegna al re due bastoni in argento, lo scettro e il globo d’oro, e infine unge il re e la regina con l'olio consacrato nella Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme e conservato in un’ampolla d'oro. Uno show che si è avvalso di un forte impatto scenografico dai tratti fiabeschi: dentro l’abbazia di Westminster schiere dei più alti rappresentati delle monarchie europee e delle famiglie reali di altri Paesi e di leader politici ed europei in tight con la coda, ospiti con eleganti abiti e cappellini con piume e pennacchi, paggetti e damigelle per reggere lunghi strascichi; e, fuori dall’abbazia, un cocchio d'oro su cui sono saliti il re e la regina trainato da cavalli bianchi, scortato da un corteo formato dalle Scots Guards con giubbe rosse e berrettone di pelo d'orso, da migliaia di guardie in alta uniforme da parata e salutato da ali di folla schierate lungo l’intero percorso addobbato con moltissime bandiere e ravvivato da suono di campane, di fanfare militari e dal canto a squarciagola dell’ inno “God Save The King”; e, infine, il saluto dal balcone di Buckingham Palace del Re e della Regina (entrambi con la Corona e circondati dai membri della famiglia reale e dai paggetti) alle migliaia e migliaia di persone assiepate di fronte al palazzo nonostante la pioggia, e il sorvolo di elicotteri della Raf e delle pattuglie acrobatiche. Insomma tutta una pompa che i reali d’Inghilterra sono riusciti ancora a venderci per far sognare tutti. Uno show gradito a tanti Inglesi over 65 che mostrano un entusiasmo spontaneo verso la monarchia in quanto fa parte della loro cultura, dà loro un potere identificativo e li rende orgogliosi, nello stesso modo in cui gli Italiani sono orgogliosi delle loro bellezze culturali o del loro cibo. Ma soprattutto uno show folkloristico basato su un rituale simbolico dai significati mistici appartenenti ad un passato obsoleto che, se giustificato in quanto teso a rafforzare la monarchia inglese di fatto vacillante perchè istituzione costosa e fuori dal tempo, non può che far sorridere tutti coloro che, come noi, vivono in un’epoca di democrazie e Stati moderni. Ma allora mi chiedo: “ Come mai la monarchia inglese affascina così tanto i vari popoli? Perché, nel 2023, la gente comune prova così tanto interesse per le vicende di una casa reale? Non sarà che la casata dei Windsor, raccontandoci la storia di un re, di una regina, di corone gemmate, di carrozze dorate, ha rievocato in noi e in tutta la gente comune un desiderio insaziato di fiaba? D’altronde, nonostante il mondo cambi rapidamente, le fiabe hanno sempre un grande ascendente sulle persone comuni e la monarchia inglese ha saputo regalare ancora l’illusione di un mondo a tratti fiabesco, suggerendo l’idea che principi e principesse esistano ancora, che vivano in castelli e dimore sfarzose, che abbiano ricchezza, influenza sociale, fama, insomma tutto ciò che le persone comuni sognano e di cui hanno sentito parlare quando erano più giovani.
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