Il sindaco di Sperlinga dott. Giuseppe Cuccì, per cercare di far credere ai sui concittadini che quello che diciamo e scriviamo noi di Germinal , ma non solo noi, anche quello che dicono e scrivono tanti cittadini di Sperlinga, Nicosia e Gangi , a proposito della loro volontà di istituire un poligono di TIRO con annesso campo per l’addestramento pesante , cerca, come dimostrano alcuni suoi post scritti, di insinuare la nostra malafede e la nostra impreparazione. e porta come esempio altre esperienze in Italia.
In uno di questi scritti, si riferisce al poligono militare che è stato realizzato nel parco dell’Alta Murgia, in Puglia.
Dei 68 mila ettari del parco quasi un terzo sono monopolizzati da poligoni militari. Tra basi Nato e americane, come probabilmente avrete capito, il sindaco Cuccì si guarda bene di ricordare la lunga storia di battaglie che i cittadini dei 13 comuni interessati portano avanti da quasi 60 anni.
La memoria, si sa, è una freccia capace di andare avanti e indietro nel tempo. In quest’epoca così deprimente la memoria sembra irretita come non mai e rischia, perciò, di non essere il supporto necessario per orientare le nostre azioni verso un futuro migliore. Stesso discorso và fatto per l’onestà intellettuale, per il rispetto della propria storia e per il bene comune.
Se, cari lettori avrete la pazienza di guardare le mappe dove insistono i poligoni e i campi d’addestramento militare in Italia, vi accorgerete che sono tutti impiantati nelle comunità e nei territori considerati ancora oggi marginali dalle geografie politiche ed economiche dominanti.
Il caso che porta ad esempio il sindaco di Sperlinga, quello dell’Alta Murgia, è la prova che il suo territorio e la sua comunità, sono da quasi 60 anni preda di tumultuosi mutamenti che hanno compromesso pericolosamente il suo grande patrimonio storico-culturale e i suoi ecosistemi fisici e biologici.
Con i suoi centomila ettari questo territorio nudo, circondato da tredici comuni, è l’ultimo esempio di pseudosteppa mediterranea della Penisola, con più di 1500 specie di piante selvatiche, con 88 specie di uccelli nidificanti tra cui spicca quella del Falco Naumanni le cui colonie migratorie dall’Aftrica sub-Sahariana sono le più importanti del mondo e, per la presenza secolare di innumerevoli masserie da campo e di pecore, rappresenta il maggiore e peculiare sito di archeologia rurale d’Italia.
Dalla fine degli anni 50 del secolo scorso fino al dissolvimento del Patto di Varsavia, queste basi militari distribuite all’interno del Parco furono oggetto di grandi manovre italiane e della NATO, vennero installate armi atomiche e nucleari e testate nuove munizioni sempre più innovative, sempre più inquinanti e sempre più pericolosi.
Naturalmente le proteste delle comunità interessate non si fecero attendere e per decenni tanti giovani e meno giovani e soprattutto gli agricoltori lottarono e si opposero duramente a questo stato di fatto.
CROLLATTA L’URSS e finito con il dissolvimento del Patto di Varsavia, il conseguente «pericolo comunista», si assiste ad uno spostamento dell’attenzione della Nato, con la creazione di una task force capace di intervenire nei punti caldi delle nuove tensioni che ha nel porto di Taranto e nell’aeroporto di Gioia del Colle i suoi capisaldi offensivi. In questo quadro internazionale mutato, vengono riviste anche le servitù militari presenti sull’Alta Murgia: l’esercito ha sempre più bisogno di ritagliarsi uno spazio consistente di territorio e di averlo a propria completa disposizione, dove poter fare esercitare le brigate motorizzate, i nuovi aerei Tornado…
Andiamo ai nostri giorni.
LA PRESENZA COMPLESSIVA delle servitù militari (stabilite dalla Legge 24 dicembre 1976, n° 898 e successive modifiche) si accresce quindi sempre più in tutta la Puglia che, nel giro di pochi anni, diventa una delle regioni più militarizzate d’Italia.
È degli anni ’80 una vasta mobilitazione di agricoltori e allevatori che protestano contro l’espropriazione media di 180 giorni all’anno dei loro terreni e di una presenza militare che rende di fatto impossibile ogni ipotesi di sviluppo agricolo e zootecnico dell’area.
IL CRESCENTE INTERESSE MILITARE all’Alta Murgia si concretizza in una delibera regionale (n° 400 del 23 febbraio 1983) con la quale si destina, a poligoni militari permanenti, un’area complessiva di 14.000 ettari.
I poligoni sono quelli di Parisi Vecchio, di Madonna di Buoncammino e di Torre di Nebbia, quest’ultimo di circa 10.000 ettari, nei pressi della polveriera di Poggiorsini. Gli altri due poligoni sono quelli di Sentinella e di Monte Scorzone.
L’opposizione a detta delibera comincia a concretizzarsi nella mobilitazione popolare che sfocia in una grande Marcia della Pace nel dicembre del 1985, da Gravina ad Altamura.
È DEL 1986 LA LETTERA di don Tonino Bello, Il sogno di Isaia, firmata da circa 10.000 persone e presentata al Consiglio Regionale e, soprattutto, di un suo documento, firmato da altri sette vescovi pugliesi, Terra di Bari, terra di pace, che trova uno straordinario consenso. La grande seconda «marcia per la pace» Gravina-Altamura del 19 dicembre 1987, organizzata dal Coordinamento contro la Militarizzazione e per lo Sviluppo dell’Alta Murgia, registra un coinvolgimento di massa. La manifestazione riesce, tuttavia, solo a congelare l’esproprio ma non ad abrogare la delibera regionale. Da quel momento in poi l’impegno dei Comitati territoriali dell’Alta Murgia (CAM) e del Centro Studi Torre di Nebbia, è consistito principalmente nel cercare di individuare le linee di un progetto di sviluppo eco-compatibile in grado di rispondere alle esigenze di tutela del territorio e alla vocazione di pace delle popolazioni che lo abitano. In questa direzione si sono mosse le altre due Marce Gravina–Altamura, la prima l’8 novembre 2003, con la partecipazione di circa 15 mila persone, e la seconda, il 14 maggio 2004, con oltre 10 mila.
QUESTA LUNGA VERTENZA contro i poligoni si è intrecciata con altre gravose emergenze (spietramento selvaggio delle superfici calcaree, cementificazioni inutili, varie forme di inquinamento come il caso «Murgia Avvelenata» che nel 2003 balza alla cronaca nazionale) contro le quali, in maniera ostinata, si è mosso un vasto schieramento di forze politiche e sociali che ha contribuito alla crescita di una maggiore consapevolezza tesa a tutelare lo straordinario patrimonio storico-architettonico e ambientale dell’Alta Murgia, perseguendo un progetto di grande rilievo politico e culturale che ha conseguito come risultato la istituzione del primo parco rurale d’Italia
Nel 2004 viene istituito il parco, che, tuttavia, non è cresciuto abbastanza finora nella direzione auspicata.
L’Alta Murgia continua a leccarsi le sue ferite, a partire dalla presenza delle servitù militari la cui superficie copre quasi un terzo dei 68 mila ettari dell’area protetta nazionale. Insomma in un parco in cui, giustamente, è vietata la caccia, si spara (non sappiamo bene cosa e come) in grande stile e per molti giorni all’anno, condizionando pesantemente le attività agro-pastorali e turistiche e compromettendo la necessità di tutela di un’area sottoposta anche ai vincoli europei SIC e ZPS. Risolvere con urgenza tale contraddizione rimane perciò uno degli obiettivi primari che impegnano ancora oggi l’Ente parco e i CAM al fine di sottrarre l’area protetta alle logiche della guerra permanente e preventiva.
Quindi, signor sindaco Cuccì, come avrà potuto costatare, da questo scarno articolo che siamo riusciti a mettere in piedi, nessun beneficio per le comunità, nessuna ricaduta economica, il parco che non riesce a decollare, le comunità che da 60 anni protestano e soprattutto un territorio grandissimo in cui i militari fanno da padroni.
Ci ripensi anche lei e ritiri quella firma maledetta.
fonti
L. Nuti, La sfida nucleare. La politica estera italiana e le armi atomiche 1945-1991, Il Mulino, Bologna, 2007,
P. Castoro, La Murgia nella Guerra Fredda, dai missili atomici agli itinerari della pace, Torre di Nebbia, Matera, 2008).
Centro Studi Torre di Nebbia-Cam
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