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Immagine del redattoreAldo la Ganga

SMASCHERARE I RUFFIANI


Si sa, noi di Germinal non siamo giornalisti.

E certamente io, degli oltre 50 collaboratori che questo blog ha avuto l'onore di ospitare dalla sua nascita, circa 40 settimane, non sono laureato e come ben sanno i lettori faccio sempre qualche errore ortografico di troppo.

Cerco sempre di stare attento e di migliorare, ma credetemi, soprattutto alla mia età è difficile.

Sono consapevole comunque che mi perdonano, altrimenti  GERMINAL NON AVREBBE  SUPERATO I 100.000 LETTORI.

Questa volta vorrei evitare di sbagliare e chiedo aiuto per questo breve pezzo, all'enciclopedia TRECCANI.

Il termine SMASCHERARE ha il seguente significato.

"Part. pass. smascherato, anche come agg., fig., riferito a persone o cose di cui è stata svelata la vera natura: quando si vide smascherato, sparì dalla circolazione; ipocrisia, avidità, falsità, smascherata"


Ecco sembra chiaro a tutti voi cari lettori del perché di certe reazioni in queste ore di polemica infuocata.

Non credo serva aggiungere altro.


L'altro termine per cui chiedo aiuto alla  TRECCANI è il seguente:

RUFFIANI 

Quella del ruffiano è un’arte antichissima, e altrettanto vecchia è la parola che la individua. L’etimologia di ruffiano è controversa. C’è chi sostiene che derivi dall’ebraico rephion: mollezza, dissolutezza. Altri vi riconoscono la radice medievale germanica ruf, che significa rogna, tigna, ma anche sporco; da cui la voce italiana raffia = sozzura.

Nel corso dei secoli il termine si è poi esteso su chiunque, genericamente, pratica degli atteggiamenti di lusinga, servilismo o adulazione. Attualmente il ruffiano ha perso la relazione primaria con i fatti amorosi, rimanendo, in modo generico ma efficace, il leccapiedi che cerca favori per proprio tornaconto, ma anche chi adula i potenti, sollecitandone la vanità, per ottenerne i favori.


Credo che la Treccani mi abbia aiutato abbastanza non credete?

Scrivere altro?

Non credo che serva, ma voglio chiudere  ricordando che Dante mette i ruffiani (insieme ai seduttori) nel Canto XVIII 

dell’Inferno, tra i fraudolenti nella prima bolgia dell’ottavo cerchio.

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