Martedì 6 settembre sul muro del municipio di Leonforte non c’erano più esposti gli striscioni del comitato pro ospedale.
Erano stati ritirati da chi aveva avuto ordine di farlo.
Durante la giornata del 6, sui social e di casa in casa, circolavano due volantini che annunciavano la restituzione, “dopo una denuncia telefonica da parte di un candidato alle regionali”, delle tessere elettorali.
“Cosa è successo?” domandiamo al signor Turi Castrogiovanni.
“Mi hanno intimato di riconsegnare le tessere e ci hanno sbattuto fuori dall’androne del municipio, togliendo senza preavviso il tavolo, le sedie e gli striscioni”.
Non servivano più.
“Le tessere elettorali verranno ridate ai proprietari a partire da mercoledì 7 settembre dalle ore 10 alle ore 12 presso l’androne del palazzo comunale. Il ritiro proseguirà tutti i martedì dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 17 alle ore 19”. Si legge su uno dei volantini.
Facciamo un passo indietro.
Alla fine di giugno, dopo una sconfitta politica consumatasi in Consiglio comunale, il sindaco riprende la battaglia per l’ospedale, trascurata da mesi, e unitamente al Comitato pro ospedale, avvia una protesta forte: il ritiro delle tessere elettorali tramite porta a porta, onde boicottare le elezioni regionali, allora calendarizzate per novembre.
La protesta viene comunicata alla popolazione leonfortese e a quella dei paesi limitrofi con conferenza stampa e consegna, a favore di telecamera, della tessera elettorale del primo cittadino direttamente al presidente del Comitato. Gesto rimandato innumerevoli volte sui social, per persuadere gli scettici a non votare perché la politica si era rivelata sorda alle continue richieste della comunità. In quella stessa occasione vengono avvisati i candidati di non fare campagna elettorale a Leonforte, perché e il sindaco e la popolazione tutta avrebbero "eretto barricate", salvo accogliere Cateno De Luca in aula consiliare.
De Luca, in quell’occasione, suggerì al sindaco di porre fine alla protesta, ricordando all’uomo di Stato che il voto è necessario e doveroso, ma nonostante ciò la protesta proseguiva e nel giro di poche settimane, 1.652 tessere venivano consegnate agli attivisti del comitato, accomodati nell’androne del municipio, messo a loro disposizione.
Il 25 di agosto però il sindaco ci ripensava e ufficializzava la sua candidatura con Fratelli d’Italia, da cui aveva dato le dimissioni da coordinatore provinciale sempre in segno di protesta per il Ferro/Branciforti/Capra.
La candidatura, in tandem con l’onorevole Pagana, moglie dell’assessore alla sanità regionale Ruggero Razza, più e più volte accusato dal sindaco di inadeguatezza per non aver fatto applicare il decreto assessoriale del Gennaio 2019, suscitava smarrimento fra le genti tavachine , che disertavano l’invito del 2 di settembre, nonostante l’intervento della onorevole Bucalo e il successo annunciato, postumo, in virtù del quale si preferiva incontrare i simpatizzanti a Enna, lontano dalle piazze paesane. A scanso di ulteriori “malafigure”.
Torniamo al 6 di settembre
Turi Castrogiovanni, in un post su Facebook, ha dichiarato la sconfitta sua e di un intero territorio, e a rispondergli sono stati in tanti con tanti messaggi di apprezzamento e affetto. Non sono mancati certo i campioni del salto sul carro vincente, che hanno preferito procrastinare ogni giudizio per comprendere meglio da che parte stare
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