Tra le misere case decadenti, avvolte in una nube di polvere, si muoveva la gente miserabile del quartiere; e benché a pensarci bene non fosse molta, pareva che la strada ne formicolasse, tanto le grida ed i mugugni erano uniformi e continui.
Proprio nel mezzo della gente , immersa completamente nel sole, scorsi una donna , una straniera forse, ricoperta di una lunga veste nera , in testa una specie di cappuccio - o così mi parve - bianco.
Camminava in mezzo alla strada, come dondolando, quasi stesse
cercando qualcosa, o titubasse. Si andava allontanando tra le buche polverose sempre con quel suo passo lento ma deciso.
Tutti la guardavano, pareva concentrare in sé con straordinaria intensità tutto il mondo che la contornava.
Bastarono pochi istanti, incrociai il suo sguardo, mi accorsi che quella donna , e specialmente il suo passo inconsueto, mi erano di colpo entrati nell'animo, senza che sapessi spiegarmene la ragione.
"Guarda che strano, quella là in fondo!" dissi tra me , “ quella donna che grida e si agita in mezzo alla strada sara’ lei il capo di questi rivoltosi, si sicuramente e’ lei, una donna".
Mentre dicevo così la donna disparve.
Non so se fosse entrata in una casa, in un vicolo, o inghiottita dalle grida, era come se fosse svanita nel nulla.
La gente si allontano, si dirigeva verso la piazza del paese.
Risalii sul mio carro, ripresi il mio viaggio nella speranza di poter vendere i paletti di legno che cosi faticosamente avevo portato giu’ dai boschi vicini.
Giunsi ai confini della piazza, la parte nobile del paese, dove le strade erano lastricate con ciottoli di fiume ed i polverosi vicoli cessavano di esistere.
Ripresi d’un tratto a sentire grida e rumori, mi mancò il respiro,
piu’ mi avvicinavo e piu’ il frastuono si faceva sempre piu’ intenso e forte….
Arrivai in piazza, sbucando da un vicoletto, la trovai stracolma, uomini, donne gente di tutte le eta’., ma soprattutto lei, che salita su un carro capovolto, parlava ed agitava le mani.
Era lei che sosteneva e promuoveva la rivolta, non c'era dubbio, con il suo tono di voce forte e convincente, impaziente e ostinata.
La gente, armata di forconi, incomincio ad accendere le torce, le ultime guardie fedeli al commissario fascista scappavano, e loro si avvicinavano sempre piu’ al palazzo comunale.
Ad un tratto da una uscita laterale una carrozza si fa’ largo tra la folla, e’ lui, il commissario che scappa, fugge terrorizzato da quella folla inferocita.
La gente lo vede, lo lascia andare via, incomincia a festeggiare, una gioia incontenibile.
Per la prima volta, i popolani si erano ribellati ai comandanti, ai potenti…..alle tasse ingiuste, a chi li riduceva e li teneva in miseria.
Ed a capo di tutto questo c’era lei, una donna:
Peppa, "Peppa a Cenere"
I festeggiamenti continuarono fino a tarda sera...
Inutilmente avevo cercato di vendere i miei paletti di legno…..era tardi, decisi di andare via.
Percorsi velocemente i vicoli del centro….stavo quasi per arrivare alla fine del paese quando intravidi una grande figura bianca muoversi sull'estremità della strada.
Il cuore mi cominciò a battere forte.
Era lei, Peppa, ne fui sicuro, mi voltava le spalle, andava in direzione del sud, alzo la mano e mi fermo.
“ ehi tu carrettiere verso dove vai “ mi chiese lei, “verso Pancallo, risposi io” con voce rauca ed impaurita, “ allora niente, io vado da un’ altra parte, grazie lo stesso…” si giro, mi saluto’ e continuo a camminare con il suo passo lento ma deciso…..
Per lei, rivolta o no, niente era cambiato….restava sempre per tutti "Peppa a Cenere", quella strana donna, che parlava come un uomo,amava chi voleva, camminava a testa alta, avvolta in una magica chioma bianca.
Aldo G. La Ganga
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