E il 31 dicembre è generalmente dedicato a bilanci e propositi. Nella voce bilanci ci sono le cose fatte, le non fatte, i rimpianti, i successi che contraddistinguono ognuno di noi, nei propositi una cosa che è uguale per tutti: che sia un anno migliore. Ma è dai bilanci dell’anno passato (che si sommano a quegli degli anni passati) che si vede la distopia di augurarci un anno migliore. Ma proviamo noi a formulare i nostri auguri di buon anno partendo dal bilancio. A livello mondiale, come anche a livello locale (le dinamiche cambiano poco), la situazione è tragica: viviamo immersi in un mare di ipocrisia dove chi pensa di detenere il potere (dato da una croce o da un voto) possa fare e sfare quello che vuole, aiutato da chi, per ritagliarsi un po’ di potere, svende se stesso e applaude e avalla le angherie del potente. La maggioranza è totalmente assente da questo gioco, ma questo silenzio frutto di una omertà intrinseca, aiuta il gioco del potente che, nel dubbio, può dire che è dalla sua parte. Un sistema perfetto che negli anni ha prodotto le peggiori nefandezze e sempre più ha portato la “stortura” di quel potere, visto come privilegio calato dall’alto e non come dovere da compiere verso gli altri. E se qualcuno ogni tanto prova a scalfire questo sistema, a dire “il re è nudo”: apriti cielo! Gli anticorpi del potere arrivano a mille per eliminare il corpo estraneo che prova a fare il dissenso.
E gli anticorpi, anche stavolta, sono sempre gli stessi: isolamento di chi è contrario alla narrazione comune per fargli credere che lui è quello sbagliato. E se proprio continua in maniera testarda a esprimere critiche verso questo sistema, metodi più coercitivi fino ad arrivare ad un incontro per intimorire l’avversario. Ma da questo incontro più che timore nasce un vago senso di pietà verso il cosiddetto “potente”. Pietà, perché guardandolo negli occhi si vede tutta la tragicità di un essere che non ha mai vissuto una vita propria ma che ha bisogno di un “titolo” per sentirsi circondato da qualcuno, non importa se quel qualcuno, a sua volta, non vive neanche ma cerca di riflettere il vuoto che gli viene dal potente. Si scopre una persona che vaga in un immenso castello vuoto e che, per paura di scoprire che quel castello è realmente vuoto nonostante tutti gli abbellimenti di lusso, tiene la musica ad alto volume per illudersi che ci sia qualcuno. E quella musica sono tutti gli scodinzolatori, i “mi piace” e i batti mani virtuali su facebook, il cosiddetto “prestigio” personale. Peccato che quando il disco inesorabilmente finisce quel castello ritorna vuoto e nelle tenebre. Questo è il volto del potere che abbiamo conosciuto e che ritroviamo anche in tutti gli altri contesti dal più piccolo al più grande. E l’augurio qual è? Che questa gente rinsavisca? Non c’è più speranza per loro, troppo ormai in overdose di questo potere. L’augurio è per noi di continuare a fare quelli che dicono “il re è nudo”, anzi che aumentino sempre di più (perché la maggioranza silenziosa e omertosa può svegliarsi dal torpore), prosciugare il mare dell’ipocrisia e vivere in una società più giusta.
E quando il potente assediato vi attacca, vi farà sentire sbagliati, vi farà credere che siete pazzi perché andate controcorrente, vi isolerà, giratevi attorno e guardate quelle persone che nonostante quegli attacchi vi sono vicine (non per forza fisicamente, ormai virtualmente si può stare vicine), ebbene: quello è il più bell’augurio di buon anno, ovvero di vivere anche solo in un monolocale ma con qualcun altro (tanti, pochi non importa) che vi stia accanto. Lì nasce la libertà di vivere la vita come si vuole e come è giusto che vada vissuta, senza costrizione imposta da qualcun altro, senza dover vivere la vita di altri, essere, insomma, liberi a 360°. Auguri buon 2023. ( già apparso su vivienna.it)
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