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Immagine del redattoreAldo la Ganga

TOMASZEWSKI, IL PORTIERE CHE FECE SCOPRIRE LA POLONIA - articolo apparso sul quot. la Repubblica




Il 1974,I mondiali di calcio e quel portiere polacco. Ricordo appena quell’anno dei mondiali, troppo tempo è passato ormai ed io avevo solo 9 anni, ma ricordo che fù un anno pieno di problemi e di tanto sport. La crisi imperante, la guerra fredda, il prezzo del petrolio che quadruplicava, Muhammad Alì era sempre più imbattibile,il ritorno della democrazia in Portogallo e in Grecia e poi ancora le Brigate rosse, i neo-fascisti , il referendum sul divorzio.


Il 1974 fù anche l’anno dei mondiali in Germania. La nostra nazionale che partiva tra le favorite è subito fuori, nulla ha potuto la bravura del ct Valcareggi o campioni del calibro di Chinaglia, Rivera o Anastasi. L’ultima partita con la Polonia ci vede soccombere e quindi eliminati già alle qualificazioni. La Germania Occidentale organizzò perfettamente quel mondiali e i giocatori di casa completarono l’apoteosi, aggiudicandosi il titolo, superando in finale la squadra ultra-favorita l’Olanda di Johan Cruijff, di cui un intero pianeta si era perdutamente innamorato. La bellezza, l’energia, il football visionario degli olandesi avevano a totalmente stregato gli appassionati.


Un amore planetario per gli arancioni che pochi si accorsero della Polonia del carismatico tecnico Kazimierz Górski. Una squadra infarcita di grandi interpreti che suonava uno spartito magnifico e produttivo. I polacchi avevano vinto le Olimpiadi due anni prima e avevano a sorpresa guadagnato l’accesso alla fase finale dei Mondiali. L’eroe di quell’impresa fu il portiere Jan Tomaszewski, che, nonostante avesse ignominiosamente esordito in nazionale nel 1971, proprio contro la Germania Ovest e nel cui girone figuravano grandi squadre come Inghilterra e Galles. Gli inglesi erano ovviamente gli avversari più ostici sia da un punto di vista sportivo che da quello mediatico e politico.


La stampa inglese nei giorni precedenti della partita che valeva la qualificazione ai mondiali accusò la Polonia di gioco violento, e vigoroso. I giornali scrissero che lo stopper Gorgo? picchiava come un pugile e che l’ala Grzegorz Lato aveva l’abilità di una formica. Il culmine fu raggiunto dai commentatori tv , che presentando la gara in televisione definirono Tomaszewski un "clown con i guanti". Consapevole dell’atmosfera elettrica che aleggiava sull’incontro, l’allenatore polacco tale Górski disse ai suoi uomini: «Potete giocare a calcio vent’anni e vestire la maglia della nazionale mille volte, e nessuno si ricorderà di voi. Stasera, però, con una sola partita, avete la possibilità di scrivere il vostro nome nei libri di storia». L’incitamento si mutò in una profezia realizzata.


Per Tomaszewski, la partita di Wembley non solo segnò la sua carriera, ma anche la sua vita. Pur con un dito rotto dal terzo minuto di gioco, il “clown” si produsse in una sequenza strepitosa di parate, che frustrarono gli incessanti attacchi inglesi. Si arrese solo a un rigore calciato da Allan Clarke, che però poté solo pareggiare il vantaggio di Jan Domarski, ottenuto con la decisiva complicità di Peter Shilton, il vero pagliaccio fra i portieri in campo. L’1-1 qualificò i misconosciuti polacchi e segnò una divaricazione nella traiettoria delle due nazionali. I polacchi eravano arrivati a Londra come brutti anatroccoli e ne ripartirono come splendidi cigni.


La Polonia avviò così un ciclo decennale, grazie a un gruppo di giocatori di grande talento. Inseriti nel girone eliminatorio con Italia, Argentina e Haiti, la Polonia stupì gli osservatori vincendo con facilità le prime due gare e, già ammessa al secondo turno, si apprestò all’incontro con gli azzurri. Gli uomini di Ferruccio Valcareggi, in gran parte reduci dall’esaltante Mondiale messicano, necessitavano di un pareggio per passare il turno e in tanti speravano nelle ridotte motivazioni degli avversari. Ma l’Italia era svuotata, lacerata da profonde divisioni intestine, guidata da una dirigenza rissosa e indecisa a tutto. Allo stadio di Stoccarda la nostra nazionale viene annientata da una Polonia che filava come una locomotiva, ogni trama di gioco pareva iscritta in un disegno complessivo, concepito e diretto dal fine regista Deyna.


Le due reti dei biancorossi sembrarono la conclusione obbligata di una manovra semplice ed essenziale. Giacinto Facchetti fu l’ultimo a cedere le armi; azzardò una proiezione offensiva e su un cross di Fabio Capello svettò in area, incornando un tracciante in rotta verso l’angolo basso della porta di Tomaszewski, che sortì dal torpore in cui l’aveva precipitato il dominio dei compagni e negò agli azzurri l’ultima speranza, cui non servì il gol tardivo di Capello. Tornammo mestamente a casa, gettando nello sconforto la moltitudine di connazionali che viveva in Germania e lasciando Fiumicino da un’uscita secondaria e con la scorta della polizia. La Polonia proseguì per il girone finale e continuò a vincere: prima la Svezia e dopo la Jugoslavia caddero sotto le prodezze di Tomaszewski e compagni.


Fra i polacchi e la finale stava ormai solo la Germania Ovest. La partita era in programma il 3 luglio 1974, a Francoforte, che poche ore prima dell’inizio fu investita da un potente nubifragio. Il campo fu ridotto a un acquitrino. Intervennero anche i pompieri con pompe e rulli. L’arbitro austriaco Linemayr comunque decise per giocare, fece rimbalzare il pallone e fischiò il calcio d’inizio. I tedeschi non si fidavano e cominciarono guardinghi. La Polonia aveva vinto cinque gare di fila. Continuava a piovere e un’azione dubbia convinse l’arbitro a concedere un rigore, che Hoeness si fece parare dal clown di Breslavia, che diventò il primo estremo difensore a sventare due penalty nello stesso Mondiale. Pochi minuti dopo, tuttavia, fu Gerd Müller a mandare in visibilio il pubblico, fece gol.


Lo 0-1 relegò la bella Polonia alla finale di consolazione, dove confermò la propria vena formidabile battendo i campioni uscenti del Brasile con l’ennesimo gol di Lato. Ma il vero genio, il vero trascinatore, il vero folle di quella bellissima stagione sportiva polacca fu senz’altro lui: J.Tomaszewski. J.Tomaszewski. è stato soprattutto un grande portiere e tutti sappiamo che i portieri sono un po’ diversi dagli altri giocatori, sono uomini speciali ed unici.

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