Siamo a Palermo,percorrendo via Garibaldi, all' altezza dell' incrocio con via Magione, si trova uno dei tanti palazzi del centro storico, abbandonato da anni, con l' ingresso sbarrato da un muretto di conci di tufo, per evitare atti di vandalismo, quelli che si sono consumati in attesa di un recupero che non è mai stato seriamente avviato.
Si tratta del Palazzo Monterosato sulla cui facciata si trova un marmo che ricorda Tommaso Natale, uno dei rappresentanti più illustri dei Marchesi di Monterosato, che abitò quel palazzo nel Settecento e che ha dato il nome alla borgata che si trova all' estremità occidentale della città.
Sul marmo attaccato alla facciata del palazzo si legge: «Casa di Tommaso Natale, Marchese di Monterosato, morto il 1819, poeta e filosofo egregio, emulò Beccaria, propugnando umane riforme nel giure penale l' anno 1759». Ci sembra doveroso ricordare questa figura di intellettuale illuminato, che non è mai stato tanto fortunato quanto lo è stato Cesare Beccaria, che però ebbe la fortuna di vivere a Milano, molto più vicina ai centri dinamici dell' illuminismo del XVIII secolo. Eppure Tommaso Natale, rispetto allo stesso Beccaria, può vantare il merito di avere parlato per primo di abolizione della pena di morte e dello strumento della tortura, un eccesso di pena che non ha mai reso migliori gli uomini, praticata con strumenti fisici ancora nel corso del secolo dei lumi, ma mai caduta in disuso nei secoli a venire seppure sotto forma di altri strumenti più sofisticati di tipo psicologico e morale, per non dire delle varie forme di sfruttamento e delle vaste e profonde sacche di povertà e di schiavitù che colpiscono le aree geografiche del Terzo mondo. Tommaso Natale apparteneva a una delle tante famiglie nobili della città che fu la seconda capitale del regno borbonico, osando persino avanzare alla monarchia del tempo proposte di natura sociale ed economica di non secondario rilievo almeno per l' epoca in cui visse.
Si distinse per avere scritto opere audaci che gli procurarono non pochi fastidi con il Tribunale dell' Inquisizione, quando, ancora poco più che ventenne, pubblicò l' opera in versi «toscani» sulla Filosofia leibniziana, proponendo sulla scia del filosofo tedesco il risveglio dal lungo letargo in cui era caduta l' isola a causa del predominio dell' Ordine dei Gesuiti. Sicché, propugnando la supremazia della ragione pure in Sicilia, così come si suggeriva in tutte le parti dell' Europa pervase dall' illuminismo, il suo primo libro, nel 1758, fu posto all' indice dall' Inquisizione. Indubbiamente siamo sul finire di ogni forma di dogmatismo e di oscurantismo, perché pure in Sicilia va prevalendo la nuova atmosfera di rinnovamento e di evoluzione culturale; tra l' altro l' Ordine dei Gesuiti sarà bandito dall' isola nel 1867 ed il Tribunale dell' Inquisizione abolito nel 1872. Tommaso Natale, che nel frattempo si era trasferito a Napoli, aveva continuato a scrivere, dedicandosi alle Riflessioni politiche, completate nel 1859, ma lasciate inedite per timore di un nuovo intervento delle autorità superiori. La sua cautela derivava dal fatto di sostenervi apertamente e senza mezzi termini idee illuministiche, tra cui appunto l' abolizione della pena di morte e della tortura.
Comments