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Cyrano

TU SOLA PUOI SALVARMI…



Oggi, 25 Novembre, è la giornata contro la violenza sulla donna. Un momento che non deve essere rilegato ad un solo giorno, ma andare oltre, facendo capire a noi uomini che ogniqualvolta una donna riceve un dolore, ad uscire sconfitto è un uomo. L’uomo senza la donna non è nessuno, è e resta un essere infelice e perduto, vagabondo in un mondo nero e tetro senza luce. Ed è là, nella disperazione più nera che capisce che “tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo”. La donna è colei che ci rende migliori, che vede in noi la nostra nobiltà d’animo che spesso celiamo perché ci sembra di rinnegare la nostra mascolinità. Ma per fortuna c’è lei, c’è sempre lei, a ricordarci di restare umani. Che la paventata mascolinità è una stupidaggine. Che dobbiamo abbandonarci alla sua grandezza, lei che è così in alto che le nuvole nemmeno sfiorano il suo seno. La donna è colei che ci fa dire “come hai fatto? Mi guardo nello specchio e mi domando se quello lì sono io”. Una presenza importante e necessaria, seppur l’amore è una forza sovrumana nelle mani di un bambino che ci rende un burattino, il veleno più sottile che guarisce da ogni male, la cui lontananza ci fa soffrire, ci rende uomini soli, ancor più, perduti. Ma se è vero che la felicità non dura, solo il ricordo non ha fine, il ricordo di un amor che ci fa piangere, ci rimane in fondo all’anima tutta la vita. Perché amare, l’aver amato, l’amare sempre è la nostra missione, e anche se non sempre è vero che “amor ch’a nullo amato amar perdona”, è anche vero che il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro ma il derubato che piange ruba qualcosa a se stesso. E anche se un cuore affranto non si cura con l’udito, bisogna sempre ricordarsi anche che basta un solo sguardo di una donna per dire al nostro animo “sospira”, calmare lo “spirto guerrier ch’entro mi rugge”, la nostra ancora di salvezza per chi non vuole rassegnarsi ad essere cattivo, riconoscere il nostro essere ombra e Lei, la donna, il Sole. Si può vivere senza il Sole? No! L’amore ci nobilita a tal punto da farci dire che quando finisce è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati. Avere 10, 20, 30, 40, 80 anni assieme a lei, lì è la vera felicità scendendo insieme a bere un buon caffè. E non perdere tempo, perché ogni giorno senza amare ci rende grandi signori che muoiono di dolore e che non piangono mai, o come quei calciatori tristi che non hanno vinto mai e che hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro ad un bar. Indietro non si torna mai e poi la nostalgia, il non aver amato, l’essere stato a guardare e annichilito ogni sentimento, è questa la condanna, l’inferno più brutto che si possa vivere. Perché contare le nostalgie e scendere dal palco dicendo che sono solo cose nostre, solamente nostre mentre tutti si aspettavano la giravolta, il salto doppio e la poesia, e ci ritroviamo con nulla. Ben poco valore hanno le case, i soldi, i successi, se non si ha accanto qualcuna con cui condividerli.

Ecco perché, quindi, ogni volta che facciamo male ad una donna abbiamo ucciso noi stessi.


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