Il mare è sempre stato irresistibile per noi siciliani. E per noi comunità dell'entroterra la domenica era sacra, non per andare a messa, ma bensì per andare al mare.
Noi nicosiani eravamo e forse lo siamo ancora, un popolo di lavoratori, imprenditori, agricoltori, artigiani, intellettuali e…….. turisti della domenica.
Eravamo avvantaggiati soprattutto perché la nostra cittadina si trova a una distanza ragionevole dalle coste del mar Tirreno.
I miei ricordi risalgono alla metà del secolo scorso, tra la fine degli anni 60 e metà degli anni 70, quando la memoria della guerra cominciava a svanire, lasciando il posto all’impellente necessità di realizzare i propri desideri.
La gita al mare, oltre a rinvigorire gli animi, regalava l’opportunità di riscatto dalla vita difficile.
Aver tempo e risorse da dedicare a se stessi, alla famiglia, agli amici era un lusso che andava diffondendosi.
Il viaggio
Le domeniche di luglio ed agosto erano sacre per centinaia di famiglie e giovani nicosiani.
La spiaggia, veniva raggiunta con ogni mezzo.
Vedevi arrampicarsi lungo la statale che portava a Mistretta flotte di giovani in bicicletta, o, i più fortunati in motoretta.
Altresì in fila indiana, si potevano poi incontrare intere famiglie stipate in automobili medio-piccole che andavano dalle famose fiat 500, 850 e 1100 o qualcuno più fortunato in macchine straniere come Opel o Mercedes.
Non essendoci le restrizioni di sicurezza dei nostri giorni, era normale incrociare un’intera famiglia arroccata sul sellino di una vespa, oppure un paio stipate dentro a una bianchina. Niente aria condizionata, i piccoli sulle ginocchia dei più grandi, i panieri ricolmi di abbondanti pietanze preparate con grazia dalle nostre mamme o nonne.
Giunti al bivio di Santo Stefano di Camastra, la colonna si disperdeva.
Chi andava a destra verso Caronia, Sant'Agata o Capo d'Orlando, chi a sinistra verso Tusa o Cefalù.
Mio papà con i suoi amici andava sempre a sinistra, direzione la spiaggia dello zio Giuliano.
Non era lontana, ancora qualche km e si arrivava.
Dopo aver cercato il parcheggio migliore, all’ombra, noi bambini organizzavamo da soli i nostri giochi.
Le mamme attente a controllare noi e i costumi delle figlie più grandi.
Meglio se interi e coprenti, semplici.
Ma i tempi erano ad una svolta, e anche da noi si incominciava ad intravedere il due pezzi, come si era visto al cinema Cannata.
Non tutte le mamme usavano il costume, meglio la vestaglietta.
I bambini più piccoli spesso gironzolavano tutti nudi o con le mutande bianche, noi ragazzini e i nostri papà con il tradizionale pantaloncino blu.
C’era poi da piantare l’ombrellone, applicare l’apposita tenda, stendere i piccoli teli sui ciottoli…..
Neanche il tempo d'arrivare e vedevi gli sguardi delle mamme che cominciavano a preoccuparsi, che i piccoli non facessero il bagno troppo presto e i giovanotti non si avvicinassero troppo alle signorine.
Il pranzo
Ovviamente a mezzogiorno dalle tante borse che ci avevono accompagnato lungo il viaggio, si tirava fuori di tutto: pastasciutta, frittata, cotolette e cocomero. del buon vino ben freddo…..Il gelato lo compravamo nei locali un po' fatiscenti di quel camping improvvisato che era lo Zio Giuliano.
Dopo aver tanto mangiato, noi più piccoli eravamo costretti al riposino pomeridiano mentre i papà li trovavi a giocare a carte con gli amici e a sorseggiare qualche bicchiere di birra fresca.
Le mamme erano intente a chiacchierare e a sorvegliare noi ragazzini.
Il rientro
Nel pomeriggio ancora qualche oretta di giochi e bagni per poi vedere le nostre mamme già pronte e indaffarate nella preparazione per il rientro.
Stanchi ma tanto,tanto felici.
Era stata una splendida domenica e aver rivisto il mare ci faceva capire che c'era mancato veramente tanto.
Arrivavamo la sera stanchissimi e senza fiato: avevamo riso, giocato e sentito ancora una volta l'amore dei nostri genitori verso di noi.
All'imbrunire , i ragazzi in bicicletta e in motoretta erano già andati via, e noi, risaliti in macchina, eravamo pronti, rigorosamente in fila indiana, per il ritorno a casa, con gli occhi chiusi dalla stanchezza e sognando la prossima domenica, quando saremo ritornati.
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