Da un paio di giorni, Ignazio La Russa, uno dei gerarchi più accreditati e, soprattutto, più fedeli della Destra Nazionale è stato eletto Presidente del Senato.
E fra 15 giorni esatti, il 28 Ottobre, ricorre il centenario della Marcia su Roma. Per intenderci il giorno che segnò il calendario civile della Rivoluzione dell’Era Fascista. Una coincidenza della Storia? Una redde rationem politica e civile di una Nazione? Non so.
Ognuno sviluppi per sè e in autonomia ogni ulteriore riflessione su questi “accadimenti”. Fondamentalmente rimango un “liberale” (!). Chissà se oggi i tanti sinistri del radicalchicchismo della Sinistra, che avevano giurato di lasciare il Paese in caso di vittoria della Meloni, con questa ulteriore onta di una Signora Segre costretta a consegnare lo scranno più alto del Senato a Ignazio La Russa, avranno preso il charter da Fiumicino come promesso.
Ne dubito, ma francamente ce lo auguriamo in tanti. Insieme alla ragazza della Garbatella, il maturo indomito di Paternò ha raggiunto così il suo orgoglio politico autobiografico. Probabile oggi abbia vinto la forza delle idee di una generazione di ragazzi che dopo gli attentati a Falcone e Borsellino decise di intraprendere un percorso di vita preciso, come quei due eroi che immolarono la propria vita per la Giustizia e la Libertà del nostro Paese. La militanza può essere politica o culturale, ma si costruisce e si rinsalda negli anni con la fatica e con le passioni che possono muovere i popoli la dove gli algoritmi non arriveranno mai. E soprattutto con la onestá intellettuale.
E siccome l’Italia ha bisogno di rinascere, dopo anni di anestesia psicologica, è giusto che a condurci fuori da questa crisi e dalle innumerevoli paludi siano uomini “fuori le righe”, carichi di quella goliardica autoironia, necessaria per affrontare sfide spesso solo apparentemente insuperabili innanzi al nostro futuro. E’ un’impresa difficile ed ardita. Ma abbiamo il dovere di una simile intrapresa, con fiducia.
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