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Immagine del redattoreAldo la Ganga

QUANDO ERO GIOVANOTTO E QUELLE INFINITE TELEFONATE DALLA CABINA


Mi capita di tanto in tanto di pensare a come vivevo da ragazzo o appena giovane adulto.

Mi capita di ritornare  con la mente a quelle dolci e complicate azioni che adesso ci fanno solo sorridere...

Ricordo benissimo la miracolosa magia di una foto, la poesia di una lettera spedita magari quando  eri militare con la calligrafia incerta e piena dei miei “tradizionali“ errori ortografici.

Ricordo l’odore di un libro appena comprato o un ritaglio di un giornale che il postino aveva appena recapitato nelle mani di mia madre.

E con gli amici? Bei tempi quelli, con l'immancabile "ci vediamo alle otto a Santa Maria di Gesù".

E poi il negozietto di alimentari di mia madrina vicino casa, per non parlare delle prime fidanzatine e le infinite chiacchierate in una cabina, i primi baci su una panchina, la paura che rispondesse il padre al telefono fisso, la dedica alla radio, l'impaccio nel ballare un lento, i primi giochi con le carte, la briscola in 5 su tutte.....

Tutto bellissimo ma tutto finito.

Da quando la tecnologia è  entrata a gamba tesa nelle nostre vite ed avrà quasi del tutto seppellito anche l'ultimo sussulto relazionale e  completato l'opera inarrestabile di desertificazione emotiva, solo allora,ci renderemo forse conto di quanta umanità abbiamo perso per diventare aridi e freddi monoliti urbani.

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